MAGIC KYOTO

Lo shinkansen da Tokyo a Kyoto è qualcosa di indimenticabile: veloce, pulito, puntuale e, per questo, non economico di certo.

GIORNO 1
Pioggia a dirotto, voglia di vedere quanto più possibile di questa magica città, pochi giorni a disposizione, indescrivibile indecisione su quale tempio scegliere e quale poter evitare… abbiamo risolto “affittando” un taxi per la mattinata, e facendoci portare come schegge impazzite da un tempio all’altro per riuscire a godere al massimo di tutti quelli che avevamo selezionato.
Andiamo con ordine:
– Kinkaku-ji temple, anche detto il padiglione d’oro: completamente ricoperto d’oro, al centro di un lago circondato da uno splendido giardino verde. Ma non un banale verde, bensì un verde vivo, sono verdi i rami, è verde il muschio che cresce sul selciato e sulle cortecce degli alberi, è verde il riflesso dell’acqua.
La pioggia, innegabilmente fastidiosa, rendeva l’atmosfera di questo luogo ancora più mistica (giusto perché voglio trovare il lato positivo).


– Ryōan-ji temple, noto per il suo rock garden, è un classico giardino zen con ghiaia e pietre (15 per l’esattezza) da contemplare. Splendida anche la passeggiata nel landscape garden, pieno di piante particolari, fiori e alberi.


– Ninna-ji temple, una volta tolte le scarpe, si passeggia su di una passerella di legno che costeggia il bordo dell’edificio principale, anch’esso completamente in legno. All’interno delle stanze che si scorgono passeggiando ci sono persone in preghiera, all’esterno, invece, ghiaia perfettamente ordinata e meravigliose piante. L’impressione è quella di essere in una bolla atemporale, in questi luoghi non si percepisce il passare del tempo. In una zona del giardino vi è una distesa immensa di ciliegi che, per chi ha la fortuna di trovarsi in Giappone nel periodo del sakura, deve essere uno spettacolo mozzafiato.
– Ginkaku-ji, ufficialmente Jishō-ji temple, per i maniaci dell’ordine e della precisione questo luogo è quanto di più soddisfacente si possa ammirare. La ghiaia è ordinata in maniera maniacale, a formare disegni sul suolo e, in un lato del giardino, un alto e liscissimo cono. Superata la prima parte così curata di giardino, si passa nella zona dove la natura prende il sopravvento. Il verde è protagonista.

pranzo
Nishiki market accontenta tutti, ci sono bancarelle che soddisfano ogni tipo di voglia. Io mi sono data ai baozi, ne ho mangiati quattro… vergognosa.
cena
Al pari dell’esperienza surreale vissuta da Kyubey a Tokyo, a Kyoto abbiamo trovato Yoshikawa.
Se Kyubey ci era stato consigliato come il regno del sushi tradizionale, Yoshikawa è la casa della tempura. Anche in questo caso ci si siede davanti allo Chef, e si lascia dare libero sfogo alla sua fantasia, senza ordini o richieste speciali… solo in questo modo si riesce ad apprezzare al meglio la loro bravura. Dopo un’intera cena a base di fritture pensavo che non avrei digerito mai, invece ho trovato tutto sorprendentemente leggero. A fine pasto le splendide cameriere, con indosso i loro kimoni tradizionali, invitano gli ospiti a spostarsi in una sala adiacente intorno ad un fuoco: qui viene offerto tè e dolce.

 

GIORNO 2
Sveglia all’alba, direzione: Fushimi Inari Taisha. Se pensate di visitare questo luogo magico nella solitudine con il quale dovrebbe essere visto e, di conseguenza, apprezzato… bè, potete scordarvelo. Ma se vi svegliate all’alba, quanto meno aumentate le probabilità di essere soli nella prima fase della visita.
Si tratta del principale santuario dedicato al Kami Inari, il tempio scintoista si trova in cima ad una montagna di 233m: tutta la strada per arrivare in cima la si percorre in un lungo “tunnel” di torni, arancionissimi pali di legno con una trave a copertura. Quando ho cominciato la passeggiata non avevo idea di quanta fatica avrei provato, forse meglio così… altrimenti chissà se l’avrei fatto. E’ stata un’ammazzata, ma ne è valsa senza dubbio la pena.

Dopo l’estenuante camminata, era necessaria una colazione nella zona di Higashiyama che dovrebbe rappresentare la zona più antica e caratteristica con basse casette di legno, ma che è, ahimè, diventata invece molto turistica, decisamente troppo commerciale.
La passeggiata è continuata alla volta del quartiere di Gion, anche questo troppo turistico per i miei gusti.
Nel mezzo, mi sono persa tra alcune viette dove ho avuto la fortuna di trovare un vecchietto pittore che mi ha mostrato l’affascinante arte della xilografia. Quindi ricordatevi sempre che seguire i consigli è utile, ma perdersi è meglio!
La camminata è continuata fino a Kennin-ji temple, il più antico tempio della città, e poi, dulcis in fundo, il Nijō Castle. Purtroppo, causa stanchezza, quest’ultimo l’ho visitato trascinandomi in giro come un’invertebrata…

cena
Dopo aver provato il ramen, il sushi tradizionale, l’ottima tempura, mancava l’ultima delle prelibatezze giapponesi: lo shabu shabu! A tavola viene posizionata una pentola con acqua bollente, vengono servite tantissime verdure di ogni tipo e diverse qualità di carne (che ve lo dico a fare? il Kobe è qualcosa di eccezionale), tutto viene cotto nell’acqua e alla fine, quando si è formato un buon brodo, si aggiungono gli udon, che però io non sono riuscita a prendere perché ho raggiunto la saturazione moooolto prima di arrivare alla fine.

GIORNO 3
Sveglia, come sempre, all’alba. Prima tappa la foresta di bamboo di Arashiyama. Mai visto nulla di simile. Mai. Camminare lungo il sentiero immerso nei tronchi di bamboo, nel totale silenzio, “disturbati” solo dal rumore del vento che viaggia tra le foglie è sicuramente meritevole. Lo è altrettanto la villa di Okochi Denjiro, attore degli anni ’90, che si trova in cima alla collina, proprio alla fine del sentiero dei bamboo.
Una tazza di tè matcha per ricaricare le pile e poi autobus, direzione: Philosopher path.
Questo sentiero parte da Ginkaku-ji e arriva nella zona di Nanen-ji, costeggiando il fiume Kamogawa, che si snoda all’ombra di centinaia di ciliegi; nel periodo in cui sono stata in Giappone io il periodo della fioritura era da poco finito, il percorso era quindi ricoperto di splendidi petali rosa. Lungo il percorso ci siamo imbattute in un antico negozio di kimono, Fumimaro, gestito da un’anziana signora che ho amato per la sua grazia e la sua gentilezza.
Un attimo prima che il sentiero finisse, scoviamo un adorabile pasticceria/ristorante dove ci fermiamo per pranzo. Purtroppo non so indicarvi il nome di questo splendido luogo, ma lo riconoscerete dalle tendine blu all’ingresso. Il pranzo è stato strepitoso, ci hanno servito la loro tipica “lunch box” all’interno della

 

The shinkansen from Tokyo to Kyoto is unforgettable: fast, clean, on time and definitely not cheap.
DAY 1
It was pouring down and we wanted to see as much as possible of this magical city but had so little time. It was really hard to decide which temples to see… We decided to hire a taxi for the morning, which took us like crazy from one temple to the other.

Starting point
– Kinkaku-ji temple, also known as the Golden Pavilion: It is completely covered with gold leaf, situated in the middle of a lake and surrounded by a beautiful green garden. Not just ordinary green –  everything was of a vivid shade of green: the branches, the moss growing on the pavement and on the bark of the trees, the reflection in the water.
The rain, undeniably annoying, was at least making the atmosphere even more mystical (that’s me trying to see the bright side).

– Ryōan-ji temple, known for its rock garden, is a classical zen garden with gravel and rocks (15, to be precise). We had a wonderful walk in the landscape garden, full of characteristic plants, flowers and trees.

– Ninna-ji temple: you take your shoes off and then walk on a wooden gangway which runs along the main building, which is also completely made of wood. Through the windows you see people praying; outside, instead, neat gravel and wonderful plants. It feels like you are in a time bubble, – you don’t feel the time passing by. In an area of the garden, there is a large orchard of cherry trees which must be a breath-taking experience for those who are lucky to be in Japan in the sakura period.

– Ginkaku-ji, officially Jishō-ji temple, is the most satisfying place to admire if you are a fanatic of order and precision. The gravel is maniacally arranged to form pictures on the ground and, on one side of the garden, in a high, smooth cone. After going through this neat part of the garden, you get to the area where nature prevails. Green is the main protagonist.

Lunch
Nishiki market is perfect for everyone, there are  food stalls to satisfy  every taste. I enjoyed the baozi, four of them… shameful.

Dinner
In Kyoto we went to Yoshikawa, on a par with the surreal experience I had in Kyubey in Tokyo.

Kyubey was recommended as the reign of traditional sushi, whereas Yoshikawa is the home of tempura. Here too, you sit in front of the Chef and let his creativity run wild, without any order or special requests… only this way can you appreciate their skills. I thought I would have never digested an entire dinner based on fried food, but on the contrary I found it extremely light. After dinner, the wonderful waitresses in their traditional kimonos invited the guests to go to another room, where tea and dessert were offered around a fireplace.

DAY 2

I woke up at sunrise and the destination was Fushimi Inari Taisha. You can forget about visiting this magical place in the solitude necessary to contemplate it. However, if you wake up at sunrise, you have a better chance to be alone in the first part of the visit.
It’s the main sanctuary dedicated to Kami Inari. This Shintoist temple is located on the top of a 223m hill. To get to the top, you walk through a tunnel made of torii, traditional orange wooden gates. When I started the walk I had no idea it would be such an effort, but just as well, otherwise who knows if I would have done it! It was an endeavor, but it was definitely worth it!

After this exhausting walk, I needed something to eat in the Higashiyama area. This should represent the most ancient and typical area, with lovely low wooden houses, but –alas!- it has become way too touristy and commercial.
I went on walking in the Gion district, also too touristy for my taste.
While getting lost in the small side streets, I had the luck of meeting an old painter, who showed me the fascinating art of xylograph. So remember: following advice is useful, but sometimes getting lost is better!
I walked till Kennin-ji temple, the most ancient temple of the city, and then, to cap it all, the Nijō Castle. Sadly, I was so tired I walked like a zombie…

Dinner

After trying ramen, traditional sushi, excellent tempura, I still hadn’t tried the last of the Japanese delicacies: the shabu shabu! They place a pot full of boiling water on the table and several kinds of vegetables and meats are served (obviously, Kobe is just outstanding). Everything is boiled and, in the end, when you get a delicious soup, udon are added. Sadly, I didn’t manage to eat it, because I was already way too full!

DAY 3

Woke up, like usual, at sunrise. The first stop was in the Arashiyama bamboo forest. I have never seen anything similar. Ever. Walking along the path through the bamboos, in total silence, only the sound of wind through the leaves “disturbing” you, is a wonderful experience. It is also worth walking till the end of the path, on top of the hill, to the villa of Okochi Denjiro, an actor from the ‘90s.

After a cup of refreshing matcha tea, we took the bus to the Philosopher’s path.
This path starts from Ginkaku-ji and ends in the Nanen-ji area, running along the Kamogawa river, which twists in the shadow of hundreds of cherry trees. I was there when the trees had just shed their blossoms so the path was covered with wonderful pink petals. Along the way, we chanced upon an old kimono shop, Fumimaro, run by an old lady, who I loved for her grace and kindness.
Shortly before the end of the path, we found an adorable patisserie/restaurant where we stopped for lunch. Unfortunately, I don’t remember the name of this place, but you will recognize it from the blue curtains at the entrance. Lunch was amazing. They served us their typical lunch box: you don’t know what it contains, but you can be sure it’s going to be delicious.

 

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